Riapertura del percorso pensile di Raffaele de Vico all’Aventino

Una caratteristica della città di Roma è la notevole presenza di spazi verdi, una dominante ambientale dovuta non solo alle grandi estensioni dei parchi storici, ma anche alla presenza diffusa di sistemi ambientali secondari quali quelli rappresentati dai viali alberati (spesso coincidenti con i tracciati delle ville storiche scomparse) e da una galassia di aree verdi e di giardini disseminati ovunque e concatenati tra loro.

È questo un patrimonio particolarmente ricco che si è strutturato nel tempo sulla morfologia collinare della città e che, pur rappresentando un bene prezioso, non è stato nel tempo pienamente considerato e valorizzato.

Il verde urbano, il verde “di arredo” è spesso poco accessibile, frammentato e poco sicuro; Roma, infatti, non figura nei primi posti nelle graduatorie delle città più verdi d’Europa, pagando un forte ritardo sulle politiche di riqualificazione ambientale e di progettazione dello spazio pubblico.

Nella storia recente di Roma, accanto alla monumentalità delle grandi trasformazioni urbane che accompagnano la città divenuta capitale d’Italia, vanno ricordati i numerosi

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Il Mattatoio: quali scenari?

A quindici anni dalla nascita del Piano di Utilizzo del Mattatoio, e con l’inaugurazione dei nuovi padiglioni ristrutturati per la Facoltà di Architettura di Roma Tre, la riqualificazione del Mattatoio entra nella sua fase di maturità e si avvia a conclusione con il bando per la sistemazione degli spazi pubblici centrali, dei ristoranti nei Rimessini e, a breve, quello per il Museo della Fotografia.
Eppure, il Mattatoio non decolla. Senza un progetto culturale che fornisca una impronta comune non ci si può illudere di dare senso ad uno spazio urbano tanto importante e complesso.

Attuando il Piano di Utilizzo del 1999, il complesso è stato via via ristrutturato: all’inizio i primi padiglioni della Facoltà di Architettura, poi la Città dell’Altra Economia nel Campo Boario, poi i padiglioni del Macro e la Pelanda, recentemente l’Accademia di Belle Arti ed oggi ancora Roma Tre ed i progetti del Comune.
Ma questa fase edilizia del progetto di riqualificazione non è stata sostenuta nel passaggio alla gestione. Si è pensato che si potesse risparmiare la fatica di una gestione unitaria. Il risultato è che ogni soggetto, occupando i padiglioni assegnati,

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